martedì 28 settembre 2010

STIPPLE FO' SHIZZLE

Ecco il nuovo tormentone legato all'era digitale, e in particolare a quel calderone di foto poco artistiche e parecchio compromettenti chiamato Facebook. Si tratta di Stipple (come riporta Downloadblog.it), uno strumento che serve a "contestualizzare" porzioni di immagini fino a quel momento mute attraverso l'aggiunta di tag. Lo scopo? Nel suo intento originario pubblicizzare prodotti commerciali che compaiono nelle foto. Più pragmaticamente, tuttavia, l'uso incontrollato può portare come al solito alle solite storie di cattivo utilizzo di risorse più o meno utili. E in una community di 500 milioni di amici, fidatevi, di queste storie se ne sentono fin troppe.

PS: Mi compiaccio quando mi invento 'sti titoli... :)

venerdì 24 settembre 2010

OUT OF RECESSION

Si sa, sono tempi difficili per l'economia mondiale. Come combattere la crisi? Una soluzione c'è: replicare il crollo dei server di Facebook che è avvenuto due sere fa, così la gente torna a fare cose serie. Mi hanno raccontato di scene di autentico panico, e ho letto di finte notizie, di siti concorrenti che fanno da "ripiego" al vostro social network preferito (conferme si trovano qui) e di speranze personali andate in fumo dopo poco tempo (pensavo fosse andato down in eterno, pazienza). Ma quello che fa riflettere è il ritardo con cui le maggiori testate italiane hanno dato notizia dell'epocale caduta di Facebook: due giorni dopo, e tutte insieme. Forse perché anche i redattori erano nel panico più totale in preda all'astinenza da FB (tranne lui)?

BENEFATTORI

Complimentoni, non pensavo ci fossero così tanti filantropi a questo mondo. E invece ce ne sono almeno 500 milioni, tanti quanti gli utenti Facebook. Come dite? Non avete mai fatto donazioni benefiche? Eppure leggo che Mr. Facebook ha appena donato 100 milioni di dollari alle scuole di Newark. E quando l'ha fatto? Proprio alla vigilia dell'uscita nelle sale americane del "suo" criticato film, The Social Network. E dove l'ha fatto? All'Oprah Winfrey Show, non proprio un programmino di provincia. Naturalmente non si donano tutti quei soldi se non si hanno miliardi nel portafogli: naturalmente, non si hanno tanti soldi se non si crea un sito che genera camionate di denaro grazie ai vostri dati personali (dunque, per osmosi, siete tanti piccoli altruisti). Naturalmente non arrivi a mezzo miliardo di amici senza farti un po' di nemici. E per far tacere quei nemici basta una comparsata in tv da uomo tanto buono, e tutti i problemi sono alle spalle. Filantropo, genio del marketing: forse mi sbaglio io sul suo conto.

Scherzo, eh.

martedì 21 settembre 2010

I RACCOMANDATI

Questa notizia mi arriva dritta dritta da una segnalazione personale: da un po' di tempo a questa parte, sulla bacheca del vostro social network preferito compaiono le cosiddette recommended photos, ossia delle foto nelle quali potreste essere stati taggati proprio voi o qualcuno dei vostri "amici". Pare (pare, eh) che il sistema effettivamente funzioni, nel senso che all'improvviso compaiono delle foto dei vostri cari: tuttavia, pare anche che amici degli amici degli amici che visualizzano un vostro album di foto compaiano all'improvviso nelle foto caldamente consigliate, quasi fosse uno scambio di favori (io mi faccio i fatti tuoi? Prego, vieni a farti i fatti miei...). Insomma, una nuova e forse non proprio indispensabile funzione di Facebook, che come al solito innalza i soliti dubbi a proposito della privacy degli utenti. Possibili soluzioni al problema? Il buon vecchio Yahoo Answers sarà anche frequentato dai ragazzini, ma sciorina verità sacrosante, alle volte. Altro dilemma: le recommended photos non sono nello stesso posto e hanno lo stesso layout delle pubblicità, tanto da spaventare qualcuno non pronto alle novità in arrivo? Evidentemente è proprio così. Dunque: foto personali o pubblicità? Forse i tempi sono maturi per unire le due cose. Con il vostro implicito consenso, si intende.

lunedì 20 settembre 2010

LA MOSCA BIANCA

Che Wired fosse un gran progetto editoriale non l'ho mai nascosto (giuro, non lavoro lì... ma mi piacerebbe!), e ancora una volta mi ritrovo a dover appoggiare in pieno le parole che scorrono su quelle pagine, siano queste cartacee o digitali. Via Downloadblog, stavolta si fa un salto oltreoceano per leggere un articolo pubblicato sull'edizione statunitense di Wired firmato e controfirmato dall'editor del "cugino" UK (ok, si torna dall'altra parte dell'Atlantico), David Rowan, il quale ha incredibilmente dichiarato di non avere un profilo su Facebook. Un reietto insomma, tanto da essere considerato dal suo interlocutore un old dude, perché - si legge - "solo le persone più anziane (ovvero: sagge, ndr) si curano della propria privacy". Rowan non fa una piega e controbatte, elencando i sei motivi per i quali Facebook risulta più un danno che una risorsa per la propria vita sociale. Leggete pure e riflettete: ovviamente sono motivazioni che condivido al 100%, e che penso siano il leitmotiv di queste pagine. Bravo David, tanto lo sai che col tempo avremo ragione noi...

venerdì 17 settembre 2010

KILL BING

Sembra sia solo un rumour, ma a quanto pare i vostri "like" finiranno dritti dritti in quel grande calderone rappresentato dai motori di ricerca, al fine di indicizzare meglio le vostre ricerche. Ovviamente la prima idea che viene in mente quando si parla di motori di ricerca è la Grande G, e invece no: la partnership, come anticipa Wired.it, verrà stretta tra il vostro social network preferito e il motore di ricerca di Microsoft, Bing (ora direte: CHI?). In pratica, i segni di apprezzamento sotto forma di manina che tanti problemi creano e che tanto superficialmente vengono cliccati, magari per noia o "perché lo fanno gli altri", concorreranno ad una ricerca sempre più precisa, sempre più mirata. Il problema ovviamente non risiede nel motore di ricerca, ma nell'utilizzo veicolato che ne deriverà, poiché attingerà da effettivi (?) gradimenti degli utenti, ma soprattutto perché pescherà da quel grande archivio di dati personali chiamato Facebook. Dalla casa madre garantiscono l'anonimato e il rispetto della privacy: visti i precedenti, tuttavia, un minimo di dubbio è quantomeno lecito.

giovedì 16 settembre 2010

RIFORMA UNIVERSITARIA

No, questo post non vuole segnalare la creazione del gruppo contro la nuova riforma accademica italiana, ma è solo una "provocazione": più che di riforma si dovrebbe parlare di vera e propria rivoluzione, ed è quella che è avvenuta alla Harrisburg University of Science and Technology, in Pennsylvania. Con un assoluto atto di coraggio, il rettore ha deciso di oscurare per una settimana tutti i social network (tra cui il vostro preferito, Facebook) impedendo l'accesso a studenti e professori. Ciò che sembra una provocazione è in realtà un esperimento, volto ad una riflessione da parte degli utilizzatori dei social media sull'utilizzo (eccessivo) che fanno di questi strumenti. Una settimana che sarà per molti un'eternità, e che probabilmente accenderà le solite polemiche tra i detrattori e i fanatici di questi strumenti. Una cosa è certa: l'unico mezzo di comunicazione che continuerà a funzionare è la cara, vecchia mail. Quella che serve per i messaggi poco frivoli, magari per le informazioni davvero utili.

PS: Come si arriva ad Harrisburg? Un pensierino lo farei...

mercoledì 15 settembre 2010

"CARA, SONO IN MACCHINA"

Avete un'autentica ossessione per gli status update? Sentite l'obbligo morale di comunicare al mondo che avete cambiato la lettiera al gatto o state riordinando la soffitta? Benissimo, la smania di condivisione di utilissime informazioni varca ogni limite e sbarca persino nella vostra prossima auto. General Motors sta studiando un sistema integrato nelle autovetture in grado di interagire con il conducente: in questo modo, anche dalla propria auto attraverso il comando "Facebook" si potrà registrare un messaggio audio che finisce dritto dritto nel vostro profilo. Sentivamo la mancanza di un dispositivo del genere: la gara all'audio-messaggio più inutile è aperta!
Il nuovo dispositivo fa riaffiorare antichi quesiti: si tratta dell'ennesimo pericolo per la sicurezza (stavolta non solo virtuale)? La storia non è certo nuova: non è un mistero che grazie alle applicazioni mobili si possa tranquillamente accedere al proprio profilo Facebook anche mentre si guida. Chiamatelo come vi pare, ma nella vita virtuale come in quella reale, occhio alle conseguenze. (Attenzione: video tristemente ad effetto...)

lunedì 13 settembre 2010

LIBERTA', GIUSTIZIA, CENSURA, PARAOCCHI

Se c'è una cosa molto in voga su Facebook sono i gruppi, visto che si fa a gara a chi inventa il peggiore o il più violento. Talvolta capita che il gruppo venga ideato per scopi di pura espressione di libertà contro questo o quel torto: una violazione dei diritti di qualcuno, una legge antidemocratica, eccetera. Capita dunque che un gruppo che si schiera contro la corrente legge elettorale abbia raccolto migliaia di adesioni (in fondo un clic non costa nulla), ma da un giorno all'altro -puff- la pagina non c'è più e non è più accessibile. Facebook censura? Beh, qui il discorso si fa serio e assume delle pieghe particolari, perché dietro FB ci sono persone che, al pari dei creatori dei gruppi, decidono cosa fare e quando farlo, come se fossero i custodi della Verità che si cela dietro il gruppo più idiota o quello più democratico. Tuttavia, questo aspetto mi interessa davvero poco. Quello che mi sconforta, personalmente, è vedere come ormai ogni evento si riduca alla creazione di un gruppo Facebook, come se esistesse solo ed unicamente quel mezzo di comunicazione. Come se non esistessero centinaia di siti gratuiti il cui unico scopo è quello di raccogliere firme, senza registrazioni e/o altre implicazioni. E invece no, si rompe il giocattolo Facebook e tutti a piangere la mancata libertà. Come se esistesse solo il vostro social network preferito. Se aspirate a cercare davvero Giustizia & Libertà sappiate che esiste un mondo vero lì fuori, e in alternativa uno virtuale molto, molto vasto con meno vincoli. Più libero, insomma. Come quello che vorreste voi...

domenica 12 settembre 2010

PARENTAL CONTROL

Gli articoli del giorno sono dedicati al ruolo che i genitori potrebbero/dovrebbero avere nei confronti dei figli al fine di educarli ad un comportamento consapevole. In questo contesto e in questi tempi, Facebook non è da meno, e l'immissione continua di informazioni da parte di ragazzini (spesso al di sotto dei fatidici 13 anni di età, limite minimo per iscriversi al vostro social network preferito) si rivela spesso un pericoloso boomerang per la privacy degli utenti. Insomma, per ogni madre (troppo) apprensiva nei confronti del proprio pargolo, ce ne sono tante che ignorano i danni telematici combinati dalla progenie. Il primo articolo propone addirittura di diventare amici dei propri figli (ma non erano genitori?), il secondo tratta proprio il caso dell'educazione alla rete, un concetto sbandierato più volte in questa sede. E che non fa mai male, per piccoli e grandi.

giovedì 9 settembre 2010

ISCRIZIONE E' UN PO' PERSECUZIONE

Su LaStampa.it compare la notizia di una nuova funzionalità dell'ormai onnipresente Facebook: si tratta del già noto pulsante subscribe, un must per i siti di informazione e/o simili. Qui invece la sottoscrizione si riferisce agli status update, ai tag, ai commenti e chissà quanto altro dei singoli utenti FB. D'accordo, la notizia di suo non è allarmante, ma sicuramente il potenziale uso smodato sarà oggetto di lamentele future, non solo perché credo che le caselle di posta ora traboccheranno di notifiche (ho visto inbox con una serie impressionante di e-mail targate Facebook... altro che spam), ma anche perché l'accanimento verso qualcuno potrebbe anche essere sinonimo di persecuzione e stalking (e non inizierebbe certo ora). Ma d'altronde cosa vi aspettate da un sito che lucra sulla smania da informazione altrui?

martedì 7 settembre 2010

GENERAZIONE IN..DIFESA

Che Facebook sia un fenomeno planetario, non è notizia nuova. Che Facebook sia un veicolo di comunicazione e condivisione utilizzato soprattutto da ragazzi, non ci piove. Che Facebook sia un mezzo che non perdona il minimo errore, è sotto gli occhi di tutti: e vuoi l'ossessione di massa, vuoi la mancanza di regolamentazione, sono tante le storie con un risvolto negativo. Ora ci si mettono anche i professoroni universitari: d'accordo, ho visto con i miei occhi una tesi di laurea sulle tematiche linguistiche e sociali correlate a MSN Messenger (a prima vista sembra una quisquilia, ma lucidamente va detto: c'è molto da dire a riguardo) e credo che il "fenomeno" FB sia stato (e sarà) oggetto di serie discussioni accademiche. Repubblica.it cerca di spiegare il rapporto tra giovani generazioni e il vostro social network preferito, sottolineando soprattutto il modo in cui questi difendono la propria privacy e condividono i loro contenuti. Il punto di vista d'oltreoceano è supportato da James Grimmelmann: certo, è un giovane accademico, quindi il suo punto di vista è sicuramente supportato dall'esperienza diretta in materia di tutela dei cyber-dati. Tuttavia, la sua tesi è quantomeno generalista: i giovani sanno bene cosa fare o non fare, sanno cosa condividere e cosa nascondere, senza contare che il concetto di privacy oltreoceano segue dei principi differenti rispetto alla cara vecchia Europa. E giù pubblicazioni, tra le quali Saving Facebook, che merita una lettura (siate detrattori o sostenitori di FB, fa lo stesso). Ma siamo sicuri che 500 milioni di teste "pensanti" sappiano difendersi come un provetto accademico o come un manualetto del giovane Facebooker? Magari mi sbaglio (mi sbaglio sempre, io), ma secondo me no, caro Prof...

venerdì 3 settembre 2010

IL MITO DEL BON ETUDIANT

Parafrasando uno stereotipo di qualche secolo fa, la notizia del giorno riguarda l'ennesima triste vicenda che vede protagonista la mancanza assoluta di attenzione in rete e l'ossessione volta alla ricerca di nuovi (e sconosciuti) contatti. Come riporta Corriere.it, una ragazza conosce uno studente milanese (apparentemente) perfetto, gentile e premuroso: i due passano l'intero mese di agosto a chiacchierare su un noto social network (indovinate quale: facile). Lei evidentemente perde la testa per questo perfetto sconosciuto, al punto tale da raccontare dettagli (molto) privati della sua vita e informazioni (molto) personali come il numero di telefono. Alla fine, l'appuntamento al buio, che finisce (molto) male per la ragazza. L'episodio non è certo il primo, e probabilmente non sarà l'ultimo. Leggo dall'articolo che la ragazza è "profondamente turbata, e sarà affidata ad un team di psicologi". Probabilmente sarebbe bastato un po' di sale in zucca, o in alternativa un corso di netiquette.