giovedì 25 febbraio 2010

UN CAPPIO PER NULLA VIRTUALE

Si è già parlato della possibilità di tagliare definitivamente i ponti, almeno in forma virtuale (e apparentemente innocua). Ma si sa, con la possibilità di pubblicare qualsiasi cosa condivisibile all'istante con centinaia di persone (e potenzialmente molte di più, vista la privacy pari a zero nel vostro social network preferito), in un attimo ci si può rovinare la reputazione, con conseguenze spesso tragiche. Apprendo da Corriere.it (e la notizia è a sua volta tratta dal Daily Express) che il suicidio (apparente e presunto, a dire il vero) di una giovane ragazza inglese, insegnante ad Abu Dhabi (Emirati Arabi), sembra avere come causa scatenante la pubblicazione, da parte dell'ex-fidanzato, di alcune sue foto in "pose sconvenienti". Le foto, ça va sans dire, sono state pubblicate su Facebook. La ragazza, a detta delle testimonianze, ha temuto che quelle foto potessero costarle un'accusa pesante (prostituzione) e la reclusione, visto che da quelle parti non ci vanno così leggeri. Quindi, l'estremo gesto. Anche stavolta, non virtuale. E chissà come mai, ma ancora una volta ci va di mezzo Facebook, di riffa o di raffa.

martedì 23 febbraio 2010

GALATEO 2.0

Il mondo digitale implica nuove regole, c'è poco da dire. Quindi si scoprono nuovi neologismi, nuovi principi etici, e anche un modo nuovo di affrontare il caro vecchio galateo. Corriere.it, riprendendo un interessante articolo comparso sul sito di Reuters, ci svela (vi svela, a me cosa volete che importi, in fondo?) le regole da rispettare per non incorrere in spiacevoli inconvenienti virtuali. Insomma, come comportarsi in caso di richiesta di amicizia indesiderata? Aggiungere o non aggiungere, questo è il problema. O parafrasando: spiare le quisquilie di un altro semi-sconosciuto o rimanere con "soli" trecento e passa "amici"? I dilemmi della nuova generazione...

lunedì 22 febbraio 2010

FACEBOOK IS GOING DOWN

Chiedo venia per il bieco gioco di parole (visto l'argomento), ma quando compare una notizia davvero triste come quella pubblicata ieri dalle maggiori testate italiane (Repubblica.it e Corriere.it, solo per citarne due) ci si chiede davvero dove si arriverà. Perché non è tanto l'argomento (terribile di suo ma condannabile a priori, senza bisogno di parole aggiuntive o di moralismi o di contro-gruppi di condanna), ma la facilità con cui ormai, ad ogni pensiero, si debba associare un gruppo su Facebook, e la facilità con cui si diventa fan (complimenti al migliaio di "sostenitori" del gruppo in questione, all'idiozia non c'è mai fine). D'accordo, anche questo blog alla fin fine tratta di area fritta e a suo modo "sporca" la rete, però con un po' di logica si capisce che c'è chi sporca, e c'è chi infanga direttamente. E Facebook, a quanto sembra, risulta per distacco il miglior acquitrino del mondo digitale.

domenica 21 febbraio 2010

IL RISCHIO DI OLIMPO

Apprendo da una ultim'ora pubblicata su Repubblica.it che in occasione delle Olimpiadi Invernali in svolgimento a Vancouver, Canada, il servizio di anti-terrorismo statunitense (ma perché poi statunitense se l'evento si svolge in suolo canadese?) sta controllando Twitter e Facebook per monitorare il rischio di attentati terroristici, come purtroppo già avvenuto in passato. Aggiunge l'agenzia che tutto ciò viene fatto "in barba alla privacy" (ah beh!). Ad ogni modo, cercate di estirpare il problema alla base: nelle vostre amabili conversazioni, evitate di scrivere "guarda quello sciatore come scende a bomba" oppure "occhio al missile che ha tirato quello" durante una partita di curling. Non si sa mai!

sabato 20 febbraio 2010

PANZEROTTO...CON BUFALA

No, non si tratta di una particolare farcitura di una succulenta cibaria tipica del Sud Italia (e della Puglia, in particolare); è l'ennesima dimostrazione che vede ancora Facebook come un pericoloso (relativamente parlando in questo caso, s'intende) mezzo di (dis)informazione di massa.
La storia riguarda un notissimo locale di Milano, specializzato proprio nella produzione di panzerotti: si tratta di Luini, sito in pieno centro dalle parti del Duomo (vi consiglio di andarci, si mangia bene anche se un panzerotto nel suo luogo di origine è un'altra cosa, fidatevi) e a quanto pare un vero must per i milanesi e per l'immancabile colonia pugliese in territorio meneghino. Su Facebook, un giorno parte la notizia: Luini chiude per far posto ad una multinazionale, una catena di ristoranti. Come riporta Corriere.it, la disperazione su FB e su internet in generale per la possibile chiusura raggiunge livelli altissimi. Ovviamente, non può mancare la creazione del gruppo FB a riguardo (un'ossessione è un'ossessione, d'altronde...come se un gruppo potesse cambiare le cose in tempi di crisi) e la notizia rimbalza anche in una popolare trasmissione radiofonica, Deejay Chiama Italia: Linus apprende la vicenda e la riporta, su segnalazione di un ascoltatore. Insomma: Luini diventa un simil-caso nazionale. Poi, il colpo di scena: è tutto un falso, e l'autore della burla si prodiga a spiegarlo (ovviamente tramite Facebook, e dove sennò?) come un gesto di scherzo nei confronti di un'altra persona. Tutto qui, uno scherzo. Eppure, per qualche ora l'Italia è sembrata quasi paralizzata (mediaticamente parlando) dall'affaire Luini, e tutto per una fuga di notizie nata -naturalmente- su quel gran calderone di dicerie chiamato Facebook.

Tra le citazioni da menzionare ricordiamo: Linus ("Mi spiace d'aver collaborato alla diffusione di una bufala. In quest'orgia di informazione non si distingue più cosa è vero e cosa non lo è"), un commento arguto nella notizia citata e data dal Corriere ("Quanto avvenuto è la dimostrazione di quanto sia pericoloso un utilizzo scorretto della rete, e di Facebook in particolare, dove troppi prendono per vero tutto ciò che viene detto...attenzione ragazzi!"), e l'autore del blog stesso del Corriere, che fa un po' da sunto alla situazione generale ("E' una storia, insomma, di ordinaria follia mediatica").

Ma la vera morale è solo una, e si riassume in questa fotografia!



venerdì 19 febbraio 2010

A PUMMAROLA 'NCOPPA

Ossia, con sopra il pomodoro, più o meno. Appunto: il pomodoro è in vetta. In vetta, ma dove? Che domande: su Facebook, no? Siccome l'ossessione da gruppo è il vero motore trainante del vostro social network preferito, l'Espresso segnala che il pelato (inteso come pomodoro) ha sbancato, e ha superato un noto personaggio della vita reale come numero di Fan. Verdura batte uomo uno a zero: anzi, sembra che i vegetali stiano facendo incetta, vista la presenza di altri ortaggi in competizione con noti personaggi politici. Il gruppo in questione si prefigge di battere, come numero di sostenitori, il Presidente del Consiglio. Intento ambizioso, certamente, ma non c'era dubbio che l'iniziativa sortisse l'effetto sperato, per una serie di motivi. Primo: la gente generalmente fa a gara a creare -e a supportare- i gruppi completamente nonsense; maggiore l'assurdità del gruppo, maggiore il numero di fan. Secondo: la gente è attratta dalle sfide, o presunte tali; un pomodoro può (e deve, secondo l'utente medio di FB) battere un personaggio così potente. Ma a quale scopo? Apparentemente, nessuno: è la natura di Facebook, l'inutile prima dell'utile. D'accordo, si può ironizzare e contestare un personaggio pubblico, ma andatelo poi a spiegare al vostro prossimo potenziale datore di lavoro che ha spiato il vostro profilo e si è fatto una certa idea (soprattutto politica) di voi, vera o fasulla che sia. Allora qui sta il dilemma: meglio un fan del pomodoro oggi o una possibile ripercussione in negativo della cosa domani? Una cosa è certa: non conosco pomodori che possano svoltare la vita di una persona, questo è sicuro. Se li conoscete, fatemi un fischio.

giovedì 18 febbraio 2010

CARA, STO USCENDO...

Una volta si diceva così, ma lo si diceva ad una persona fisica: poi magari si usciva per "comprare le sigarette" e non si è più tornati, ma questa è un'altra storia. Lasciare la propria casa, uscire insomma, è un gesto come un altro, abitudinario, normale. Si prendono le chiavi di casa, si infila un cappotto e via, a fare la spesa o al bar con gli amici. Ultimamente la routine si è arricchita di un nuovo gesto: dire-al-mondo-che-si-sta-uscendo, spegnere il computer (ah no, molte volte non c'è bisogno: lascio acceso con il mio ultimo update in evidenza, così tutto il mondo sa che sono uscito), prendere le chiavi, infilarsi un cappotto e via, a fare la spesa o al bar con gli amici (gli amici veri intendo, non le liste infinite e virtuali di presunti tali). Tutto normale? Apparentemente sì, se non fosse che quel messaggio innocuo solo in apparenza può rappresentare la vostra rovina. Il perché è presto svelato: ad approfittare della vostra assenza può essere un malintenzionato, un ladro insomma, che approfittando della vostra incontestabile dichiarazione di non presenza tra le quattro mura domestiche può agire indisturbato. E siccome ai ladri non facciamo mancare nulla, ecco spuntare un sito che raccoglie queste innocenti dichiarazioni di libera uscita: un aggregatore di case libere, in pratica. Repubblica.it segnala Pleaserobme.com, nato proprio con l'intento di segnalare in tempo reale tutti i commenti (soprattutto su Twitter) di persone che dichiarano apertamente di essere in procinto di lasciare la propria abitazione, quasi a voler dire: "io sto uscendo. Ladri, la porta è aperta, servitevi pure". L'intento del sito non è quello dell'istigazione a delinquere, ma probabilmente vuol solo far capire quanto la nostra ossessione da informazione sui social network possa essere liberamente e pubblicamente utilizzata per secondi (e non legali) fini.
La morale del giorno è duplice: primo, non sbandierate proprio tutto tutto quello che fate; d'altronde, alla gente cosa importa realmente? Secondo, se siete ladri e approfittate "dell'invito", cercate di non connettervi su Facebook mentre siete in azione, la cosa potrebbe ritorcersi contro di voi!

PS: Io sono a casa in questo momento!

lunedì 8 febbraio 2010

L'ESERCITO COLPISCE ANCORA

Vi avevo avvertito: levate quell'avviso "There's a Party" o ne subirete le conseguenze. Evidentemente, l'appello è rimasto inascoltato: e l'esercito di Facebook ha colpito di nuovo. Dopo il primo caso segnalato di una festa pubblicizzata sul vostro social network preferito culminata con una casa distrutta a causa dell'intrusione di persone non invitate (ma che tramite FB erano venute a conoscenza del'evento), l'episodio si ripete pari pari in Inghilterra. Stessa dinamica (invito su FB e invasione dei "non autorizzati" che si sono messi a sfasciare la villa) e stessa età del cocco di papà, 16 anni. Risultato? Migliaia di dollari di danni nel primo caso, migliaia di sterline di danni in questo. Che belle, le nuove generazioni...

giovedì 4 febbraio 2010

L'ULTIMO POST - PARTE II

Si era già parlato dell'estremo saluto via Facebook: protagonista un adolescente che prima di farla finita per sempre, ha annunciato in modo virtuale (annuncio inascoltato) la sua scelta definitiva. Segno di disagio delle nuove generazioni? Non c'è più differenza tra morte reale e morte virtuale? Purtroppo, non è un caso isolato: tra le ultime notizie di Corriere.it, si legge di un caso simile, troppo simile, troppo tragico. Repubblica.it descrive ulteriori dettagli: il ragazzo "con il male di vivere" si era iscritto ad uno di quei gruppi (INUTILI!) dall'eloquente titolo "Hai mai pensato di farla finita?". Poi, il gesto estremo. E anche questa volta, il suo ultimo status è caduto -senza risposta- nel calderone virtuale di FB. Poi dici che non serve la censura su internet...

mercoledì 3 febbraio 2010

SEI ORE AL MESE...

Ooohh, gli studi che parlano delle nuove tendenze mi fanno sempre impazzire: vorrei capire come arrivano a questi risultati ogni volta, su che basi...insomma, da grande voglio fare l'esperto di statistiche. L'ultima pubblicata dalla nota azienda Nielsen (no, non quella dello sgrassatore dei piatti) parla della mania per i social network: come riporta Repubblica.it, gli italiani passano SEI ore al mese su Facebook e simili, superati solo dagli Australiani (ma quelli hanno il deserto intorno, cosa volete che facciano in alternativa?), dagli Statunitensi e dai Britannici. SEI ORE AL MESE? Forse c'è un errore: volevano dire SEI ore al giorno, probabilmente...è il tempo minimo giornaliero da dedicare al gossip, non vi pare?