lunedì 31 gennaio 2011

LA MACCHINA DELLA VERITA'

C'è un detto magari non molto noto ma che qualcuno conosce, e che sibillino recita: "traduttore, traditore". Non sono queste le pagine più adatte per parlare della difficile arte della traduzione, quindi l'adagio serve solo per introdurre una notizia che si lega a doppio filo ad un servizio di Google (guarda caso) sempre più utilizzato su scala globale, il cui intento è quello di ridurre (ma non abbattere del tutto, sia chiaro) le barriere linguistiche tra idiomi vicini e lontani.
La notizia è tratta da TheNextWeb, e riporta un esperimento effettuato con Google Translate. Data una qualsiasi frase in inglese verso il giapponese (e solo con questa accoppiata linguistica) contenente la parola hate (in rigoroso stampatello o comunque non in caratteri minuscoli), nella traduzione comparirà, tra i comprensibilissimi kanji e compagnia bella, la "tanto amata" (ma a questo punto tanto odiata) parola "Facebook".
Vendetta da parte di Google per via del sorpasso subito e praticamente mal digerito? Niente di tutto questo. Ci sono almeno due ragioni per spiegare questa traduzione apparentemente sbagliata: una puramente artificiale (legata ai calcolatori), l'altra molto più umana, nonché molto "birichina" e figlia del Web 2.0. Ma d'altronde, repetita iuvant, non sono queste le pagine più adatte per parlare della difficile arte della traduzione, sia questa figlia di un algoritmo o di un traduttore-burlone, senza contare che di casi come questi ce ne sono in abbondanza, anche a casa nostra. Complotti o semplici errori? E io che ne so (...), per quanto mi riguarda il traduttore stavolta ha detto una sacrosanta verità!

1 commenti:

Lella ha detto...

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