giovedì 11 agosto 2011

I PRETWEET A RIOT*

La cronaca recente vede protagonisti non solo i timori internazionali dovuti alla situazione finanziaria, ma anche gli scontri che a macchia d'olio si stanno propagando in tutta la Gran Bretagna. Se la rivolta ha avuto questa diffusione e portata una parte del merito va senz'altro attribuita ai social network, strumenti in grado di amplificare l'eco delle adunate più di mille megafoni di piazza, come già avvenuto in altri luoghi non molto tempo fa. Si arriva dunque ad un punto in cui i governi sono tenuti a prendere decisioni forti per fermare l'ondata di violenze, e tra queste misure c'è anche il monitoraggio e il controllo delle cosiddette reti sociali. Insomma, la rivolta passa anche da Twitter e Facebook (e da altri sistemi più "protetti" e lontani da sguardi digitali indiscreti), e suscita una certa impressione sapere che qualsiasi tentativo atto a fomentare violenze attraverso questi strumenti può portare all'arresto e dunque all'equiparazione delle violenze di piazza (UPDATE: e la condanna per istigazione di violenza online arrivò, anche se ovviamente dalla difesa ci si precipita a dire che la pagina è stata creata per scherzo...ovviamente). E se non dovesse bastare, il governo Cameron prospetta addirittura una soluzione drastica che farebbe senz'altro discutere, ossia il blocco totale ed indistinto dei social network per prevenire ulteriori diffusioni di informazioni relative a questi eventi. La repressione, dunque, non è solo di piazza "tradizionale", ma anche di quella virtuale.

*= titolo liberamente ispirato ad una canzone che definire profetica è riduttivo.

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