martedì 30 agosto 2011

WATCH YER STEP

Per evitare che il prossimo check-in lo facciate direttamente dall'ospedale (se vi va bene...), ecco un altro cartello il cui obiettivo è quello di sensibilizzare gli utenti in perenne contatto con Facebook attraverso il cellulare: dopo il dissuasore di tweet in situazioni d'emergenza, ecco l'anti-status update, altra genialità niente male:

Ma evidentemente il cartello non ha lo stesso appeal di una comunicazione al mondo intero (e che al mondo intero poco - ma molto poco- importa, diciamo la verità)...un esempio? Eccolo, collegato al recente terremoto statunitense:


Esatto: >_<

lunedì 29 agosto 2011

PER...BACCO, E' STUPEFACENTE!

L'ennesimo studio riguardante Facebook e affini stavolta prende di mira le possibili ripercussioni che immagini varie di amici, conoscenti e semplici sconosciuti possono avere nei comportamenti di determinati utenti del vostro social network preferito (e non solo). La notizia arriva dritta dritta dalla Columbia University, più precisamente per mezzo di un report che sottolinea come il numero cospicuo di immagini su siti come Facebook e MySpace di ragazzi (e non) ritratti mentre si accendono una paglia, mentre alzano un po' troppo il gomito o tirano (e non parliamo di calcio...) renderebbe più inclini a questi vizi gli adolescenti. Insomma, le foto della sbronza del giorno prima o gli emuli di James Dean costituiscono un'influenza negativa per i giovanotti, poiché più propensi ad abbracciare la triade Bacco, Tabacco e polvere...e se altri media come Tv e cinema si danno da fare per limitare la diffusione di questi "vizi" nei contenuti per i più giovani, i social diventano il nuovo punto di riferimento per le giovani generazioni, con il rischio di diventare un esempio non proprio perfetto da imitare.

mercoledì 24 agosto 2011

KEIN LIKE

Libero cittadino in libero stato: con questa massima si può riassumere il comportamento degli utenti "singoli" che popolano il vostro social network preferito, alle prese con svariati metodi per "rovinarsi reputazioni" online & offline. C'è però un'altra spinosa questione, ed è quella relativa al rapporto tra Facebook e soggetti aziendali e soprattutto istituzionali. Considerando che questi ultimi sempre più si avvalgono di FB per interfacciarsi con la comunità (c'è perfino un sindaco che "si vanta" di governare attraverso Facebook, ignorando evidentemente l'esistenza di canali ufficiali - istituzionali appunto- che magari potrebbero essere utili per avvicinare il cittadino alla cultura civica), il nodo gordiano della problematica riguarda proprio la proprietà dei dati che circolano su questi siti. Proprio da questa preoccupazione nasce l'iniziativa di un Land tedesco, lo Schleswig-Holstein, di mettere al bando il tanto discusso pulsante "like" per i siti web istituzionali e aziendali della regione. Il motivo? Essenzialmente una questione di privacy, visto che il pulsante contribuisce alla trasmissione di dati anche ad organismi terzi in grado di tracciare un profilo di gusti ed abitudini degli utenti, e ciò costituirebbe una violazione delle normative europee in materia, senza contare che i dati finirebbero dritti dritti in uno stato diverso dalla Germania, e questo proprio non si potrebbe accettare.
Ancora polemiche, dunque, sulle "solite" questioni. Ovviamente il fronte dei sostenitori di Facebook punterà il dito contro la dittatoriale decisione tedesca, ma perché non vedere il bicchiere mezzo pieno anche in questi casi? Senza fronzoli e dettagli, magari Facebook può diventare "solo" una buona vetrina per istituzioni e aziende, una sorta di starting page (e non di arrivo) per rimandare a siti web istituzionali e ufficiali più "seri" (e sicuramente più completi). Insomma, un buon metodo per far capire a molti utenti della Rete che il Web non è solo un sito con logo blu e pulsanti per gradire. Perché la realtà, per molti, è diventa proprio questa.

PS: La capitale dello Schleswig-Holstein è Kiel. Che è, guarda caso, l'anagramma di like. Dev'essere proprio qui il problema...

venerdì 19 agosto 2011

PROFILO...SU MISURA

No, non si tratta di personalizzazione di profili smanettando tra impostazioni di (presunta) privacy o notifiche varie, ma non sapevo come altro definire la creazione modaiola all'ultimo grido (letteralmente): si potrebbe dire che il vestito creato dalla stilista Lana Dumitru per la linea Romanian Apparel rappresenta proprio una bacheca Facebook che segue il profilo delle curve - con tanto di dito puntato sul lato b. In effetti sembra un costume di Carnevale, ma forse in entrambi i casi la domanda che sorge è la stessa: ma che, è uno scherzo?

lunedì 15 agosto 2011

E UN'(ALTRA) NOTIFICA APP....ARVE

Internet in mobilità, che comodità. Un fenomeno in crescita esponenziale, agevolata dai piani tariffari flat e da telefonini (oggi sono chiamati smartphone) sempre più simili a computer che a semplici apparecchi di chiamata. Ma diciamoci la verità, quante persone hanno internet sul proprio cellulare quasi solo ed esclusivamente per controllare gli ultimi aggiornamenti su Facebook o per far sapere al mondo cosa stanno facendo? Suvvia, un po' di onestà...in aggiunta, molti cellulari hanno un'utilissima applicazione in grado di notificare automaticamente all'utente i nuovi aggiornamenti relativi al vostro social network preferito. Finisce così che si rischiano centinaia (e spesso forse il numero è riduttivo) di notifiche di questo tipo, e tutte sostanzialmente relative ad azioni digitali. E se ci fosse un'app in grado di svelare quello che davvero pensano e fanno i vostri amici quando interagiscono con i social network? Ecco la provocazione chiamata Appathy (nome geniale): se esistesse davvero, si scoprirebbe la quintessenza di Facebook e dintorni. Ammettetelo!


giovedì 11 agosto 2011

I PRETWEET A RIOT*

La cronaca recente vede protagonisti non solo i timori internazionali dovuti alla situazione finanziaria, ma anche gli scontri che a macchia d'olio si stanno propagando in tutta la Gran Bretagna. Se la rivolta ha avuto questa diffusione e portata una parte del merito va senz'altro attribuita ai social network, strumenti in grado di amplificare l'eco delle adunate più di mille megafoni di piazza, come già avvenuto in altri luoghi non molto tempo fa. Si arriva dunque ad un punto in cui i governi sono tenuti a prendere decisioni forti per fermare l'ondata di violenze, e tra queste misure c'è anche il monitoraggio e il controllo delle cosiddette reti sociali. Insomma, la rivolta passa anche da Twitter e Facebook (e da altri sistemi più "protetti" e lontani da sguardi digitali indiscreti), e suscita una certa impressione sapere che qualsiasi tentativo atto a fomentare violenze attraverso questi strumenti può portare all'arresto e dunque all'equiparazione delle violenze di piazza (UPDATE: e la condanna per istigazione di violenza online arrivò, anche se ovviamente dalla difesa ci si precipita a dire che la pagina è stata creata per scherzo...ovviamente). E se non dovesse bastare, il governo Cameron prospetta addirittura una soluzione drastica che farebbe senz'altro discutere, ossia il blocco totale ed indistinto dei social network per prevenire ulteriori diffusioni di informazioni relative a questi eventi. La repressione, dunque, non è solo di piazza "tradizionale", ma anche di quella virtuale.

*= titolo liberamente ispirato ad una canzone che definire profetica è riduttivo.

mercoledì 10 agosto 2011

A.A., ATTIVISTI ANONYMOUS

Cominciate a tirar su le difese e a barricarvi contro quello che si può definire un attacco, anzi L'Attacco in piena regola. Il gruppo di hacker Anonymous (d'altronde quale miglior nome?) ha annunciato di voler attaccare irrimediabilmente Facebook, reo - secondo il gruppo, eh - di disporre a proprio piacimento delle informazioni degli utenti e addirittura di vendere questi dati ai vari governi. Quindi, for the sake of your own privacy (fatevi un giretto tra i commenti - semi anonimi, s'intende - del video Youtube), Facebook è meritevole di essere punito, e Anonymous è pronto ad affossare il gigante da oltre settecento milioni di adepti. Avete ancora un po' di tempo, ma per sicurezza sincronizzate gli orologi perché l'offensiva dovrebbe scattare il 5 novembre.
Vero? Falso? Beh, forse solo il fatidico giorno ci potrà dare una risposta. Vero è che è quasi normale che un gigante della Rete come Facebook sia spesso sotto attacco o minaccia di hacker: nel frattempo, salvate i vostri preziosi dati, ma è probabile che questi siano già al sicuro. Magari negli archivi di tante aziende e - perché no -di qualche governo...

sabato 6 agosto 2011

DOWNGRADE, OVERSHARE

E' notizia di stamane (anzi, di stanotte) il declassamento, da parte dell'agenzia di rating Standard & Poor's (apro una parentesi per dire: ma dico io, un'agenzia di rating economico che si chiama poor...ma lo fanno apposta? E' come il caso del Capo della Polizia, nomen omen) degli Stati Uniti, il cui giudizio passa da AAA a AA+ (come lavatrici e frigoriferi, insomma). Certo, questa è l'ultima sede in cui parlare di questi avvenimenti, ma l'episodio serve solo come (squallido) pretesto per puntare i riflettori su un'iniziativa che concilia politica e marketing. E ovviamente il vostro social network preferito.
Al downgrade degli USA qualcuno ha risposto proponendo il downgrade di Obama attraverso un sito web che di fatto già accende la prossima campagna elettorale. Nella schermata si può esprimere un democratico voto, ma si può anche condividere il messaggio: e se la possibilità del tweet this porta linguisticamente a pensare ad una specifica piattaforma di condivisione, il ben più generico tasto share porta ad una sola, univoca soluzione, attraverso il login a Facebook. Ecco cos'è oggi la diffusione di notizie su Internet, ecco a cosa corrisponde la condivisione di contenuti in Rete: solo una possibilità, come se esistesse solo quella possibilità. Alla faccia della democrazia.

PS: E' possibile effettuare una donazione per ricevere un bumper sticker dedicato. Sapete, quegli adesivi molto americani tipo Honk if o con messaggi variegati, anche a tema...non fatevi sfuggire l'occasione!

venerdì 5 agosto 2011

LA VITA NON E' UN FILM...

Dimenticate i finaloni romantici o d'azione delle vostre pellicole preferite: la vita vera è tutt'altro. Ed è diversa anche da quella virtuale, anche se ormai sempre più spesso le due strade si incrociano pericolosamente e portano a conseguenze tutt'altro che rosee. Il protagonista della storia odierna deve aver visto troppi film e ha pensato di essere un novello Frank Abagnale, al punto da sfidare la polizia statunitense al classico giochino del Prova-a-prendermi-se-ci-riesci. A differenza del suo celebre idolo, l'emulo ha avuto la "sfortuna" di pubblicare la sua personalissima sfida su Facebook, indicando anche la sua ubicazione più o meno precisa (Brooklyn). Detto, fatto: dopo poco tempo la Polizia di New York si è presentata in un appartamento dove si nascondeva il fuggitivo, Victor Burgos, arrestandolo senza troppi problemi. Non è la prima persona con pendenze con la Legge a usare Facebook e a farsi fregare da esso. Ma questo caso, forse, li batte tutti: d'altronde le forze dell'ordine hanno solo esaudito il suo desiderio, no?

giovedì 4 agosto 2011

AL FUOCO! AL FUOCO!

Dite che i social sono parte sempre più integrante della nostra esistenza? Evidentemente tocca adeguarsi a questi nuovi stili di vita passati sempre più con la testa negli schermi di computer e telefonini, e anche il fatato mondo della cartellonistica deve stare al passo coi tempi. Questi sono cartelli realmente esistenti e fanno entrambi riferimento alle cautele da prendere in caso di incendio. Verrebbe da dire: geniali. Poi ti fermi un attimo e pensi: ma dove siamo arrivati?

                                                            

                                                        


Ps. E' chiaro che in questi casi, vista la fretta e l'ansia del momento successivo ad un incendio, si prenda come riferimento principale Twitter. Ma non crediate che altri "concorrenti" non siano chiamati in causa, specialmente il vostro preferito, sia chiaro.

mercoledì 3 agosto 2011

OTTANTA VOGLIA DI DIPENDENZA

"Questa è una storia d'amore... si può amare una sostanza?
             Questa è una storia di dipendenza... si può dipendere da                              qualcosa che ti uccide?"

Quando un'immagine (che copre una distanza di trent'anni) vale più di mille parole:


Ps. Credo che le classifiche siano in ordine rigorosamente sparso.

martedì 2 agosto 2011

PIU' SICURI...IN MISSOURI?

Ciò che è legge non si discute ma si rispetta. Al massimo si contesta, ma si sa, carta canta e tocca uniformarsi alle disposizioni. Insegnanti di tutto il mondo, ascoltate: se capitate nel - o se vi capita una chiamata dal - Missouri occhio a non fare troppa amicizia con i vostri studenti, potreste infrangere le disposizioni federali. Il Senato dello stato ha infatti approvato una legge che, tra le altre cose, impedisce agli insegnanti di stringere amicizia (di usare responsabilmente, invero) con i propri studenti su siti e affini, social network compresi. La legge tra le altre cose impedisce il "contatto virtuale" anche con ex-studenti: insomma, meglio abbondare in certi casi per evitare di rischiare. C'è ragionevole certezza che questa legge sarà diligentemente rispettata, c'è da fidarsi. D'altronde, una legge è una legge...

lunedì 1 agosto 2011

LA LINGUA DEL VATE? NEL WATER...

Tutte le lingue si evolvono, e quella italiana non fa eccezione. Non lo dico io, lo dicono gli esperti, gente seria. Fatto sta che una serie di contingenze porta ad un naturale cambiamento del modo di esprimersi delle persone, a seconda del soggetto in discussione, del rapporto tra i parlanti, del mezzo usato per la comunicazione e così via. Quel gran signore che è il tempo, poi, porta all'affermazione di nuove parole e nuovi modi di espressione, magari a discapito di forme che via via diventano desuete e antidiluviane (ecco, appunto...).
L'avvento dei media digitali - Internet su tutti - ha sicuramente accelerato questo processo dinamico-evolutivo delle lingue. Senza star qui a far finta di fare l'erudito, il succo della questione è che l'allargamento della base di utenti che ha a disposizione strumenti di espressione di contenuti ha anche complicato (e di molto) la situazione linguistica. Pensate al linguaggio di Internet (anche se si dovrebbe dire del Web), e pensate a quelle che diventano quasi automaticamente delle norme stilistiche che si trovano online. Pensate al linguaggio che si trova in alcune risorse molto note sul Web: ecco, a me viene in mente il vostro social network preferito, ma non sono l'unico. In un post di un blog di Repubblica intitolato La lingua italiana si trasforma con i social network si parla di uno studio il cui obiettivo è quello di mostrare come l'uso improprio di alcune forme linguistiche convenzionali (e che in realtà sono una prassi su Internet) sia poi automaticamente riportato nella vita reale. E dunque che si scriva agli amici o agli accademici è possibile che scappi qualche nn, dmn, enigmatici dpdmn e secchiate di altri esempi del genere. Nell'articolo si sottolinea come lo studio sia stato effettuato su un campione di giovani baresi e milanesi (forse ignorando il fatto che spesso a Milano è più facile incontrare un barese piuttosto che un Brambilla), e ciò che emerge è una marcata propensione all'utilizzo errato di forme basilari della nostra lingua. Insomma, se per molti la copula è (forse) un modo di vantarsi di aver rimorchiato su Facebook, proprio Facebook diventa (probabilmente, si afferma nell'articolo) il mezzo di diffusione di questa "malattia terminale" della lingua (sempre dal "pezzo" citato).

Passi lo studio, passi la logica del dito-contro-Facebook, ma forse occorre anche aggiungere un paio di punti. Innanzitutto, va detto che questa tendenza non è prerogativa esclusiva di FB, ma dell'intera Rete: un giretto sul Web tra forum, blog o nelle sezioni social dei portali di informazione può fornire una prova schiacciante a proposito dell'uso non proprio dantesco dell'italiano. Persino queste pagine diventano frammenti della Rete, e onestamente io proprio non sono il sommo Vate (errare è umano, però almeno cerco di rileggere prima di pubblicare dei contenuti). Certo, come in ogni cosa c'è situazione e situazione, e il problema è quindi l'uniformazione degli stili in situazioni completamente differenti. Insomma, se tra qualche anno il cmq finirà sui dizionari al posto del suo corrispettivo "classico" la colpa (o il merito, a seconda dei punti di vista) è del Web. E forse sì, la mazzata più pesante magari l'avrà data il vostro social network preferito.