mercoledì 5 settembre 2012

PRIMO EMENDAMENTO: NON CLICCARE

La prima cosa che può venir in mente leggendo questo episodio è Succede solo in America (che poi sono gli Stati Uniti, eh). Certo, non è la prima volta che sul luogo di lavoro si scatenano battaglie legali per colpa di Facebook, ma stavolta il "solito" like ha tutte le sfumature dell'assurdità. Scenario: tipico paesino della Virginia che si prepara all'elezione del nuovo sceriffo. Una volta si sarebbe fatta campagna elettorale nella piccola piazzetta o nel saloon del luogo: invece ora anche nei tipici paesini della Virginia si fa politica contando i like su Facebook. Dev'essere stata molto poca la gratitudine o molto tesi i rapporti nel commissariato, visto che fatale è stata la scelta del vice-sceriffo e di cinque altri funzionari di "apprezzare" la candidatura dello sfidante allo sceriffo in carica. Risultato: licenziamento in tronco. D'altronde quel che decide lo sceriffo è legge: tuttavia, i sei in cerca di nuova occupazione hanno impegnato nientemeno che il Primo Emendamento della Costituzione a stelle e strisce, quello per inteso che regola la libertà d'espressione. Conclusione? Il giudice ha stabilito che il like (ma probabilmente molto di quel che circola sul vostro social network preferito) non è in grado di "scomodare" cotanto fondamento della Giustizia statunitense, anche perché ciò probabilmente innescherebbe un effetto-domino potenzialmente infinito. Pronto il ricorso da parte della difesa, con un "testimone" di eccezione, vale a dire Facebook in persona, il quale s'è permesso addirittura di inserire nuove interpretazioni giuridiche affermando che la forza di un like è da considerarsi espressione che rientra a pieno nell'Emendamento. Insomma, nuovo materiale per avvocati e giudici. Poi dici che la Giustizia non funziona...

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