martedì 15 aprile 2014

A(NON)BBBELLAAAAAA!

Gli immancabili studi scientifici che coinvolgono Facebook e dintorni: nuovo capitolo. Stavolta si punta il dito contro l'impressione che le donne hanno di sé prima e dopo il trattamento con il vostro social network preferito. I risultati? Secondo la ricerca, le donne tendono a percepire in modo peggiore il proprio corpo dopo aver effettuato lo scroll di status update, aggiornamenti e foto del proprio network. I motivi sono abbastanza comprensibili: è evidente che la vetrina rappresentata dai social network come (non?)rappresentazione del proprio ego scatena una spirale di confronto da cui le donne tendono ad uscirne con un'immagine di sé più negativa, vuoi dopo aver visto le foto della vacanza paradisiaca di un'amica di un'amica di un'amica o per l'acquisto di chissà quale borsa o vestito da parte di qualche (lontano) conoscente. Il "ribaltone" è questione di un attimo: prima si sentono fate, poi Facebook, indirettamente, dice loro: fate pietà!

martedì 8 aprile 2014

LEGGERE COSE LEGGERE

All'accusa frequente secondo cui "Internet fa male", "La Rete fa solo danni", "Bisognerebbe chiudere o filtrare il Web" (accusa mossa soprattutto dalle generazioni meno propense ad utilizzare e conoscere questi strumenti), la risposta forse più corretta sarebbe dipende, senza per forza scadere in una replica attendista. Dipende, già, perché è un mezzo a disposizione di tutti, e come tale è come se esistessero miliardi di esperienze diverse, alla cui responsabilità fa capo ogni singolo utente. Poi c'è un'altra accusa piuttosto frequente mossa a chi "è sempre davanti al computer" (o al cellulare: insomma, quei dispositivi lì), ossia che con Internet si è perso il gusto e soprattutto l'abilità di leggere, in particolare i libri. Vero. Cioè, vero in parte: è sicuramente corretto dire che i lettori - nel senso più classico del termine - sono in costante diminuzione, ma questo non vuol dire che leggano di meno. Forse leggono meno opere intere, di cui il feticcio libro è sicuramente l'emblema principale; allo stesso tempo, tuttavia, i nuovi strumenti digitali e quelli in Rete hanno cambiato l'esperienza di lettura in modo abbastanza radicale. Si legge meno in termini di quantità, ma forse si legge di più in termini di varietà e completezza delle informazioni, e poi grazie all'ipertestualità e alla multimedialità si può fare in modo da ricevere un'informazione chiara e precisa, con molteplici rimandi cognitivi (e anche sensoriali, perché no). Un video, un link (e un controlink), un'infografica, e anche un tweet e uno status fanno conoscenza, a loro modo. E qui torna la risposta iniziale: dipende dalla propria esperienza in Rete, cosa si va a cercare, quanto capillare è la ricerca, quanto varia è la stessa, quanto interesse si ha per determinati argomenti e così via. Non sarà un libro in più o in meno a fare la differenza, o almeno forse non la farà quanto la scoperta della Rete in tutto il suo buon potenziale. Insomma, si scopre anche che il nostro cervello si sta lentamente adattando a questa nuova esperienza di ricezione delle informazioni, per cui si scoprono dati secondo cui la lettura "digitale" aumenta la distrazione proprio in virtù di questa continua discontinuità di formati e testi; ciò è vero se rapportato con gli strumenti classici, per cui tornando al vecchio libro inconsciamente forse cerchiamo un link o un like da qualche parte. E' l'evoluzione della specie, che piaccia o non piaccia, che porti a miglioramenti o meno: penseremo in modo diverso, ci distrarremo e non porteremo a termine le cose che facciamo, e se lo faremo sarà solo colpa-o-merito di Internet e dei suoi derivati. E se non sarete arrivati in fondo a questo articolo, non vi biasimo affatto.

mercoledì 2 aprile 2014

A PESCI (D'APRILE) IN FACCIA

Il primo giorno di Aprile, da che mondo è mondo, è sinonimo di una cosa: il primo giorno del quarto mese dell'anno. No, scherzo. Appunto! Il pesce d'Aprile è proprio il giorno in cui ormai è sdoganata un po' dappertutto la pratica di fare scherzi a malcapitate vittime, e chissà perché poi. L'etimologia è incerta, ma che importa: l'essenziale è ingegnarsi per architettare uno scherzo coi fiocchi e controfiocchi. E, da qualche anno, non bastano gli scherzi ad amici e parenti: il Web è diventato un vero e proprio strumento (nonché un archivio) di diffusione di scherzi di massa. La cosa divertente, sotto un certo aspetto, è proprio l'ingegno profuso da molti nel cercare lo scherzo più improbabile e dall'effetto sorpresa più vasto possibile, segno di riuscita sicura della burla. E quindi, puntuale, arrivano le rassegne degli scherzi più riusciti trovati in giro per la Rete: dalle classiche funzionalità assurde di Google agli improbabili prodotti che non vedremo mai in circolazione, la lettura risulta sempre piacevole, almeno solo in quel giorno dell'anno. Insomma, è diventata una pratica abbastanza sdoganata, ma attenzione: l'effetto boomerang è sempre dietro l'angolo, soprattutto se si è un brand abbastanza diffuso e si fanno circolare certe notizie a mezzo social network, Facebook in particolare. E' un attimo: il popolo della Rete non perdona, che sia il primo di Aprile o Ferragosto.
La notizia è questa: un noto marchio di telefonia mobile presente in Italia annuncia il 31 marzo che dal giorno successivo avrebbe chiuso le pagine Facebook e Twitter dell'azienda, pagine che - non ci sarebbe neanche bisogno di spiegarlo - fungono da canale promozionale ma che di fatto diventano anche e soprattutto canali diretti di assistenza: una sorta di customer care a portata di bacheca. Apriti cielo: i clienti si scagliano contro la decisione e, già che ci sono, sputano un po' di livore nei confronti dell'azienda, lamentando questo o quel disservizio. Il day after non è dei migliori: nonostante si svelasse l'arcano del pesce, utenti & clienti continuano a prendere di mira l'azienda incuranti del messaggio iniziale, oppure parlando di tariffe gonfiate e disservizi come pesci d'Aprile non proprio graditissimi, ecco. Risultato? Non sono esperto di marketing (eh!) ma credo che la mossa si sia rivelata un tantinello controproducente, non foss'altro perché probabilmente hanno scelto il canale "peggiore" per poter veicolare il loro intento. Già, il popolo della Rete non perdona, ed è subito pronoa ad un (mediaticamente parlando) golpe scellerato.